Io scrivo con la penna
Penso sempre che sia una cosa normale e scontata, invece non lo è. Io scrivo con la penna, e ci scrivo anche tanto. Non riesco a immaginare la mia giornata lavorativa senza una penna al mio fianco poggiata su un pezzo di carta. Un pezzo di carta che in poco tempo diventa un mix di appunti di qualsiasi genere. Mi segno le cose da fare — nelle famose to do list — mi appunto orari, note, pensieri, i colori esadecimali tra una scheda e l’altra del pc, o i numeri per una crescita percentuale. La mia penna è sempre aperta, pronta per scrivere.
Ma non scrivo a matita, scrivo rigorosamente a penna! Perché la penna non ti permette di cancellare, di correggere, ma solo di essere deciso, piuttosto di imparare dal tratto sbagliato e fare quello successivo dritto. La penna non si spunta, la penna ha un tratto sempre uguale.
Negli anni mi sono reso conto che tutto ciò non è per niente scontato. Ma da sempre, scrivere, disegnare, appuntare è il modo più rapido che ho per farmi capire.
Non partecipo mai a una riunione, breve o lunga che sia, se non con un’agenda, un foglio bianco, un quaderno in mano…e una penna. Mi è utile per appuntare qualsiasi cosa, per scarabocchiare, per fare l’ennesima to do list. O semplicemente per sembrare professionale. Pensaci: arriva sempre quel momento in cui il capo fruga nello zaino alla ricerca di una bic e tu puoi essere lì pronto ed allungargliela.
Scherzi a parte, è vero che a volte non riesco proprio a farmi capire se non scarabocchiando qualcosa su un foglio. In questi periodi di smart working soffro terribilmente: si parla tanto ma c’è poco modo di mostrare, indicare, sfogliare. Capita spesso, infatti, che cerco di farmi capire da un creativo su una grafica, l’impaginazione di un testo o l’organizzazione di un sito e dico “aspetta che te lo disegno”. In una frazione di secondo ho già schizzato ciò che intendevo. Ora si tratta solo di girare il foglio davanti a una webcam e cercare di farlo vedere a questo stupido computer.
Questa mia passione per la penna sempre in mano nasce abbastanza lontano. Ho sempre amato scrivere, osservare la mia calligrafia che migliorava, cambiava e riempiva il foglio. Sono sempre stato ipnotizzato dall’inchiostro che scorre sulla pagina.
Dalla seconda media scrivo con penne stilografiche. Ero un bambino un po’ noioso e preciso. L’idea di avere penne che scrivessero in modo diverso, nonostante fossero dello stesso modello, mi disturbava. Mandava in fumo la mia precisione. Un giorno mia madre mi propose di scrivere con una stilografica, che consentendomi di cambiare inchiostro e mantenere il pennino mi avrebbe causato meno problemi. Mi comprò un’Aurora di colore blu. La credevo di grande valore, ma così non era. Io ne ero affascinato e la conservavo con grande cura. Ma comunque la usavo ogni giorno, senza paura. Con gli anni sono arrivate penne nuove, tutte stilografiche. Così come sono cambiati i colori degli inchiostri. La stilografica ti permette questi giochi. Alle superiori compravo su internet cartucce per la Waterman che mi regalò mia zia Annunciata. Un mese scrivevo verde, quello dopo viola, quello dopo ancora marrone. La professoressa Goldoni — insegnante d’italiano — all’ultimo tema di terza liceo mi suggerì con una certa determinazione di presentarmi alla maturità con un colore più consono: blu o nero. Insomma, sono stato forse l’unico laureato a riempirsi di gioia nel ricevere in regalo una penna stilografica.
Poi arrivò il Politecnico di Milano dove ho imparato che la creatività funziona meglio se hai una penna in mano e un foglio di carta davanti, piuttosto che un computer aperto. I professori ci consigliavano di lavorare con la penna. La mano è più veloce, le idee restano fissate sul foglio, non si cancellano, da una parola all’altra si possono fare salti che un computer non riesce a fare. Se ci pensi il computer ti permette di muoverti sempre e solo in modo lineare, da sinistra a destra. La penna no, lo spazio è VERAMENTE bidimensionale. Così come non puoi disegnare, cambiare grandezza, fare frecce, schizzi. La mente è più veloce del computer, solo le mani possono assecondarla.
Le idee più geniali, quelle che hanno cambiato la storia del design — dicevano — sono nate su un foglio di carta, non certo aprendo un computer. AG Fronzoni ne era un cultore. Allo stesso modo i loghi. Quando mi chiedono “mi aiuti a disegnare il mio logo” rispondo sempre “prendi un foglio bianco e una penna nera, fanne 100, ce ne saranno 3 che ti piaceranno che avrà senso approfondire”.
Negli anni del Politecnico ho messo un po’ da parte le stilografiche, troppo preziose per biblioteche, sale studio, aule affollate. In compenso scrivevo con delle penne a sfera nere, di quelle gel, professionali. Comprai una scatola da 20 su internet, mi consentiva di risparmiare un po’. Ne avevo tre quattro “attive” contemporaneamente, tra zaini, scrivania, borse, giacche. La mattina uscivo di casa ne prendevo una e me la infilavo nella tasca dei pantaloni. Era comodissima, in un secondo l’avevo in mano e disegnavo la qualunque. “Giovanni mi presti la penna?”.
Concludiamo così. Con questa lista dell’agenzia Ogilvy, trovata qualche tempo fa su internet.
Le 10 ragioni che dovrebbero spingere un creativo a iniziare un lavoro con carta e panna.
- Il digitale ti distrae
- Scrivere a mano stimola la tua mente
- Scrivere e disegnare a mano ti rallenta — in un buon modo
- Scrivere a mano migliora l’apprendimento
- Quando scrivi a mano in realtà produci più idee
- Scarabocchiare è divertente
- Scrivere a mano ti rende più intelligente
- Un foglio di carta non ha un tasto “elimina”
- Lavorando nel digitale è facile cadere in schemi
- Le più grandi campagne pubblicitarie della storia sono nate in questa maniera.