La creatività ha bisogno di fiducia.

Ho appena festeggiato il mio primo compleanno in Comunicarlo. Un giorno magari racconterò anche quel primo giorno di lavoro assurdamente folle e meraviglioso.

Per la prima volta ho passato 12 mesi nella stessa azienda. Lo dico, sì, con quella sottile vena polemica nei confronti delle aziende precedenti, che per un motivo o per l’altro hanno scelto di interrompere le nostre collaborazioni o hanno fatto poco o nulla per far sì che continuassero — com’è consuetudine per chi entra oggi nel mondo del lavoro. Ma di questo ho raccontato in questo articolo. Questa “frecciatina” poco velata non è del tutto casuale in questa introduzione. Lo capiremo.

In questo anno mi sono interrogato spesso sul significato della parola “creativo”, cosa vuol dire essere creativi e come si può esercitare la creatività. Ho raccontato anche come io abbia trovato un mio metodo per incrementare la creatività e sviluppare nuove idee: scrivere con la penna. Qui però voglio parlare del passo successivo, quando le idee che hai scritto sul foglio ti convincono, le reputi valide, hanno una loro logica che “le fa stare in piedi” — come si dice spesso nel gergo di agenzia. Il passo successivo è proprio quello di doverle raccontare ai tuoi colleghi, al datore di lavoro, al cliente.

Ecco. Essere creativi, e produttivi, presuppone coraggio e fiducia.

Il coraggio ce lo devi mettere tu, nel toglierti ogni maschera, aprire la bocca e scevro da ogni paura di giudizio raccontare ciò che oggi non esiste…perché è solo “un’idea”. Quando hai l’idea geniale in mano devi rischiare e saltare nel vuoto, non hai altre scelte. Da una parte c’è la possibilità che qualcuno rida di te. Capita. Magari non rideranno e calerà soltanto il silenzio, fa parte del gioco. Quando ti va bene. Perché c’è anche la possibilità che qualcuno si lasci andare a commenti a caldo. Un semplice “che schifo!”, o “già visto” o ancora “non ha senso” può condizionare tutto. Per questo motivo due sono gli insegnamenti utilissimi che ho imparato al Politecnico di Milano. Il primo è quello che le nostre idee sono altro da noi. Non dobbiamo lasciare che un commento alle nostre idee, si trasformi in un commento a noi in quanto persone pensanti. No. Chi sta giudicando il tuo spunto giudica solo e soltanto lo spunto. Il secondo è che non ci si deve mai e poi mai innamorare delle proprie idee, perché ciò che ti sembrerà geniale, fantastico, rivoluzionario nella solitudine del tuo foglio di carta magari non lo sarà nel confronto con un team. Guarda con disprezzo anche le tue idee più belle!

Oppure ci può anche essere la possibilità di aver fatto, detto o creato qualcosa di enorme, di unico, davvero sorprendente. È una delle possibilità. Allora continua a guardare l’idea con disprezzo, fino a che non la vedi realizzata, ma goditi quel momento che le endorfine ti regalano.

Ma che c’entra la creatività con la fiducia? C’entra. Perché se essere creativi presuppone la necessità di mettere da parte i giudizi, devi mettere anche da parte quel continuo senso di giudizio che può darti un contratto incerto, magari breve, o un capo che non ti lascia la serenità di esprimerti, o che non ti concede neanche un foglio bianco su cui provare a lasciar andare la mente. Nessuno sforna l’idea geniale avendo pensato una sola idea. La creatività va esercitata, è un processo lungo, come dicono molti. Chi scrive canzoni ti racconterà: “Mi metto lì, ogni giorno, scrivo dieci pezzi e spero ce ne sia uno buono”. Ecco. Ma se scrivi ogni canzone pensando che sia quella che deve farti vincere Sanremo, come puoi lasciar viaggiare libera la tua mente?

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E qui tornano le aziende che nominavo all’inizio. Non riuscirai mai a vedere all’opera al 200% delle sue possibilità un dipendente che scegli di tenere sulle spine ogni mese, non concedendogli un briciolo di fiducia e un orizzonte lavorativo più lungo del proprio naso. Perché non si rilasserà mai, vivrà sempre nell’ansia continua di sentirsi giudicato e che la qualità delle proprie idee — motivo per il quale scegli di pagarlo, tra le altre cose — sia proprio quel metro di giudizio.

Concediamoci la fiducia e la libertà di sbagliare.